sexta-feira, 25 de setembro de 2009

La cultura straniera come specchio della propria

La cultura straniera come specchio della propria
di Mario Rinvolucri

Un giapponese comprende il valore della pulizia nella propria cultura quando vede che Roma, Londra e Francoforte sono molto più sporche di Tokyo o Osaka.

Un italiano o un francese vanno a Helsinki e scoprono che i finlandesi parlano pochissimo. Il parigino o il romano imparano il proverbio finlandese: "Hai una bocca e due orecchie, usale in questa proporzione". Ed ecco che il latino, messo a confronto con il finlandese, si rende conto di appartenere a una cultura della loquacità, in cui si parla più di quanto non si ascolti.

La nostra cultura è il nostro stato di default. Molti dei suoi presupposti e dei suoi valori li consideriamo semplicemente "normali", comportamento razionale. È solo quando ci scontriamo con la realtà di un altro modo di fare che ci accorgiamo che ciò che noi facciamo e prendiamo per buono è relativo, non un tratto assoluto dell'essere umano.

Ma come usare la "cultura" nella classe di lingua?

Ecco un esercizio che potete proporre in classi mono e pluriculturali.

1. Dettate il brano seguente:

"Gli studenti devono fare il loro dovere di studenti. Saranno i futuri amministratori, soldati, uomini politici, insegnanti. Dovrebbero perciò cercare di dimostrarsi studenti ideali. Solo così potranno svolgere al meglio i ruoli cui saranno un giorno chiamati. Uno studente ideale è uno studente che sa cos'è la disciplina. Conosce il valore dell'autocontrollo e non si dedica ad attività sciocche e inutili. Usa la propria testa e non segue ciecamente gli altri. È obbediente e rispettoso, verso i genitori e gli insegnanti. Sa che non si devono sprecare i primi mesi dell'anno per poi cercare di rimediare studiando forsennatamente negli ultimi. Uno studente ideale studia con continuità e regolarità" (da Abdollah Baradaran, Mehdi Khadenzadeh, General English Through Reading, Iran).
2. Chiedete agli studenti di sottolineare le frasi che condividono e di barrare quelle che non condividono.

3. In gruppi di quattro gli studenti scambiano le proprie impressioni sul testo iraniano.

4. Se avete una classe pluriculturale, formate gruppi culturalmente omogenei in modo da far emergere il profilo dello studente ideale in quella specifica cultura. Spiegate che devono esprimere, in 7-10 frasi, i punti di vista tipici della propria cultura, non le loro opinioni personali. In una classe monoculturale chiedete ai gruppi di tracciare il profilo dello studente ideale, sempre in 7-10 frasi, privilegiando i tratti più generalmente condivisi.

5. Ogni gruppo legge il profilo che ha scritto.

Nella mia esperienza gli studenti prima reagiscono alle nette prese di posizione del testo iraniano e solo dopo esprimono le loro opinioni sulla questione. È questo che intendo quando parlo di usare una cultura straniera come specchio della propria. Sfidando i nostri valori, la cultura straniera ci obbliga a rendere esplicite le nostre convinzioni implicite.

Gli esercizi fisici sono a volte utilissimi per arrivare a intendere in modo chiaro i concetti culturali. Prendiamo un concetto chiave della cultura italiana, il "menefreghismo", e proviamo a farlo comprendere più a fondo grazie alla dimensione corporea.

1. Formate gruppi di 4-5 studenti.

2. Dite che avranno 10 minuti per realizzare "statue" del menefreghismo usando il loro corpo. Tutti gli studenti di ogni gruppo vanno a comporre la statua, assumendo posizioni che devono essere in grado di mantenere per 20 secondi. I "quadri viventi" così creati serviranno a illustrare i vari aspetti del menefreghismo. Girate fra i gruppi e se è il caso date una mano.
3. Chiedete a un primo gruppo di andare al centro e mettersi in posizione. Gli altri osservano, possono fare commenti e chiedere agli "studenti-statua" di spiegare cosa intendevano rappresentare.

4. Gli altri gruppi presentano le loro statue.

5. Segue una sessione plenaria sul senso del menefreghismo nel contesto più ampio della cultura italiana.

Se proponete questa attività, per esempio, a studenti di italiano giapponesi, sperimenteranno fisicamente una realtà culturale lontanissima dai loro ideali di dovere, di dedizione, di forza e coraggio (gambatte). Usando la drammatizzazione per entrare nel vivo di un'altra cultura gli studenti imparano molto della propria.

Una cosa che mi sorprende nell'insegnamento linguistico è come molti manuali ignorino i concetti antropologici propri della cultura studiata, anche quando sono di grande interesse umano e, come spesso accade, assai più avvincenti degli aspetti grammaticali e lessicali della lingua bersaglio.

A volte penso che gli insegnanti di lingue si fanno sfuggire una grande opportunità se non insegnano la cultura.


(Traduzione di Leonardo Gandi)

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